I rincari partiti dal 1° luglio nel trasporto pubblico sono l'ennesima beffa per l'utenza, in un contesto in cui il Governo Nazionale continua a mantenere il Fondo Nazionale Trasporti non indicizzato, scaricando il costo dell'inflazione solo sull'utenza. Purtroppo, non è solo il mese di luglio del 2024 ad essere amaro per i pendolari e l'utenza del trasporto pubblico in Piemonte. L'assessore Gabusi parla di servizio che migliora, anche grazie alla riapertura di 3 linee, dimenticando che quelle stesse linee furono tra le 12 chiuse dalla giunta Cota nel 2012. Allora il Piemonte fu la regione con il maggior numero di treni/km tagliati, segnando una linea di non ritorno per il trasporto pubblico locale che fu inevitabilmente ridisegnato, a scapito della qualità, della capillarità dello stesso e soprattutto a scapito delle fasce di popolazione più deboli.
“Rispetto agli investimenti sui nuovi treni - sottolinea Stefania Pugliese, segretaria regionale Cgil Piemonte - se è vero che, dopo anni di attesa che hanno contribuito a degradare lo stato dei mezzi nella nostra regione, nel 2022 è stato firmato il contratto di servizio ferroviario regionale con Trenitalia spa (che grazie ai 10 anni di contratto ha sbloccato investimenti per circa 1 miliardo di euro), è evidente che il trasporto pubblico su ferro e su gomma rimane fortemente inadeguato alle esigenze della popolazione piemontese.” Manca un sistema di tariffazione e bigliettazione unica, che superi disparità tra arie territoriali e diventi strumento idoneo al reale contenimento dei costi. Per Pugliese “manca un'idea nuova di trasporto, di cui noi siamo pronti a parlare da anni, che dopo il Covid è stata spesso auspicata ma mai perseguita, un trasporto realmente a servizio delle necessità dei cittadini e caposaldo della transizione green.”