Si è tenuto ieri, a Roma, l'incontro tra i governatori delle regioni italiane e il ministro Calderoli, per aprire il tema del trasferimento delle funzioni relative alle materie che non sono vincolate alla definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni). Ad accompagnare Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, anche Enrico Bussalino, da qualche mese assessore di questa nuova giunta regionale con delega ad autonomia ed enti locali. Una riunione che Cirio e Bussalino hanno voluto rendere strategica per annunciare le prime novità della corsa verso l'autonomia differenziata per la Regione Piemonte: trasferimento delle competenze per l’emergenze naturali (in particolare, sulla protezione civile) e la delega su alcune procedure amministrative (in particolare sulla gestione dei passaporti, in barba alle questure e al neonato servizio di Poste Italiane).

Una corsa pericolosa e divisiva su deleghe delicate, specialmente per il nostro territorio, che negli ultimi anni ha visto crescere, anche grazie alle crescenti proteste di piazza dei movimenti ambientalisti, il dibattito pubblico sulle catastrofi naturali legate ai disastrosi eventi di crisi climatica; discorso simile per la questione dei passaporti, che va a toccare in maniera disfunzionale e securitaria i nervi scoperti della mancanza del personale delle questure e diritti fondamentali delle persone migranti che vivono nelle province piemontesi.

Questo escamotage permetterebbe non solo dei precedenti rischiosi, ma crea ad oggi un vero e proprio diversivo: è la conferma, infatti, che sanità, trasporti e istruzione pubblica stanno scomparendo sempre più velocemente dagli obiettivi politici della Regione Piemonte, la stessa che invece tanto ne ha fatto un fiore all'occhiello. Un diversivo anche nei confronti del volere comune di migliaia di cittadine e cittadine, che quell'autonomia differenziata non la vogliono: proprio la scorsa settimana sono state consegnate alla Corte di Cassazione a Roma le firme del referendum contro l'autonomia differenziata. 38.000 quelle raccolte solo in Piemonte, un milione e 300 mila in tutt'Italia: una responsabilità politica quindi, che il governo di questa regione sta ignorando, completamente in linea con il modus operandi nazionale. Si sposta così l'attenzione in maniera subdola, facendo un gioco comunicativo di rilievo nazionale non indifferente: Presidente, è forse ora di ristabilire l'ordine di priorità?