Se c'è una cosa che il sindacato vuole fare, è occuparsi a pieno della cittadinanza, in tutte le sue sfaccettature. Lo dichiara Giorgio Airaudo, Segretario Generale della CGIL Piemonte, in un'intervista rilasciata a La Repubblica Torino. Al centro del dibattito il rapporto con la regione, in materia di sanità ma anche di crisi dell'indotto: all'indomani della pubblicazione del rapporto Gimbe e delle ultime preoccupanti notizie su Stellantis, si attende che la giunta regionale ufficializzata in estate dia dimostrazione dei patti presi e delle promesse fatte.

A fronte delle dichiarazioni di Alberto Cirio di una settimana fa, viene da pensare che ci sia fin troppo ottimismo sulle prospettive assunzionali della sanità piemontese: se la Regione pensa di poter fare una valutazione positiva anche nel caso in cui non si arrivi alle 2.000 assunzioni, noi pensiamo che il numero non sia indifferente. "Ogni giorno c'è una moria di lavoratori che abbandonano la sanità, il burnout è molto alto", continua Giorgio Airaudo. "Aspettiamo di vedere i numeri, ma in ogni caso è importante che la giunta Cirio ricordi che noi quell'accordo lo vogliamo far rispettare. Mancano tra gli 8.000 e i 9.000 addetti tra medici, operatori e infermieri: se scoprissimo che siamo molto lontani dalle duemila assunzioni, l'accordo andrebbe sicuramente revisionato". In tal senso si inserisce la riflessione sulle promesse fatte dal nuovo assessore alla sanità Riboldi: "Dovrebbe essere più cauto negli annunci, come quello di attrarre infermieri da altri Paesi: non basta l’idea, si devono mettere in atto azioni concrete, a partire dalla burocrazia. O quando promette agli infermieri di trovare le risorse per fare come il Veneto: meglio non cadere nelle provocazioni di Zaia. Quel provvedimento verrà fermato, Zaia lo usa nella campagna elettorale sull’autonomia differenziata. I cento giorni di avvio per Riboldi sono quasi finiti, bisogna che gli annunci corrispondano ai fatti. E nemmeno servono i diversivi, come la stanza dell’ascolto: andrebbero rafforzati piuttosto i consultori, anche qui con iniezioni di personale".

Una riflessione che diventa urgente per i cittadini e le cittadine, soprattutto dopo il lavoro che in primavera 2023 ha visto il sindacato, le associazioni e la società civile scendere in piazza per la situazione della sanità piemontese: un percorso che verrà ripreso in Piemonte e in tutta Italia a fine ottobre, con le/i pensionate/i che scenderanno in piazza anche per denunciare le carenze delle RSA e l'assenza di cure domiciliari. Ma la necessità di mobilitazione è più ampia, perché tante sono le preoccupazioni sul nostro territorio: "io guardo la cassa integrazione, che cresce mese su mese, anno su anno", continua Airaudo. "Gli ammortizzatori sociali stanno finendo e non vedo prospettive: se ci dicessero che ci aspettano due anni difficili ma arriveranno prodotti e produttori in un tempo certo, allora gli ammortizzatori sociali svolgerebbero la loro funzione. Invece è evidente che il produttore storico non riesce a garantire i volumi necessari e preoccupa la componentistica: il 50% di quella italiana è in Piemonte. Noi oggi rischiamo di perdere il sistema". 

Eppure per questo sistema c'è ancora la possibilità di un rilancio, a patto di aumentare i salari: "il Piemonte può attrarre perché ha la componentistica, è ancora una grande risorsa. A Torino ci sono centri di sviluppo di auto cinesi, qui c’è un’intelligenza dell’automobile. L’Europa vuole negoziare con la Cina? Bene, i dazi servono a guadagnare tempo, ma poi devi contaminare le culture industriali"