Le foto allegate alla denuncia non lasciano spazio all’immaginazione. Godwin Aiwanfo è stato picchiato brutalmente dal suo datore di lavoro. La sua colpa? Aver chiesto un giorno libero per ritirare dei documenti in Comune. Apriti cielo, un sottoposto non può avere esigenze, deve solo lavorare e stare zitto, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, alle volte anche il sabato, fino alle 12. Per giunta Godwin, nigeriano di Benin City, aveva osato rivolgersi a un avvocato perché non aveva ricevuto la busta paga per il suo lavoro da macellatore. Solo un bonifico di 550 euro per quasi cinque mesi di lavoro, di cui soltanto uno regolare, con un contratto peraltro diverso da quello che gli sarebbe spettato.
“Il ragazzo aggredito si è rivolto a noi per essere aiutato e sporgere denuncia – spiega Marco Prina, Flai Cgil Torino –. Non era il primo caso di irregolarità, o addirittura di mancati pagamenti, nella ditta di Marku”. “L’imprenditore albanese aveva l’abitudine di assumere con la promessa di un contratto regolare, per poi sfruttare a suo piacimento i malcapitati sottoposti. Il ragazzo di origine nigeriana preso a calci e pungi, in faccia e sulla pancia, aveva chiesto un giorno di permesso perché finalmente aveva una residenza e la doveva dichiarare all’amministrazione comunale. L’hanno riempito di botte, anche minacciato con un coltello, per fortuna è riuscito a fuggire prima che accadesse il peggio”.
“La terziarizzazione delle lavorazioni – accusa Prina – può diventare di fatto una forma legalizzata di caporalato”. “Il padrone albanese Marku ha già avuto una causa di lavoro due anni fa da parte dell’ufficio vertenze della Cgil per un altro dipendente – sottolinea Denis Vayr, segretario regionale della Flai –. Insomma, una brutta abitudine, messa in pratica fin dall’inizio dell’attività in appalto per la Borgoglio. Guardando sui bilanci della Borgoglio è proprio dal 2021 che compare la voce specifica di spesa ‘lavorazioni di terzi’ nel capitolo dei costi per servizi”.