Il Centro Studi del Mercato del Lavoro della Cgil Piemonte ha svolto una nuova analisi sui dati dell’occupazione in Piemonte. Analizzando i dati ISTAT, in una prospettiva di medio periodo, si osserva che non sono mai stati recuperati i posti di lavoro pre-2008: infatti rispetto al 2008 ci sono 60mila posti di lavoro in meno in Piemonte. Ci troviamo inoltre in un contesto generale di riduzione della popolazione: in 15 anni la popolazione lavorativa piemontese si è ridotta del 6% sempre secondo i dati forniti dall’ISTAT.

Quindi il tasso di occupazione aumenta, ma anche perché diminuisce la popolazione. Non solo, si intendono occupate le persone di età compresa tra i 15 e gli 89 anni che, durante la settimana di riferimento, hanno lavorato per almeno un’ora a fini di retribuzione o di profitto, compresi i coadiuvanti familiari non retribuiti.

Questo significa che anche contratti molto brevi, da uno o pochi giorni, aumentano la percentuale di occupati. In Piemonte sono sempre più frequenti i nuovi contratti di durata giornaliera. Occupazione in aumento? Sì, ma precaria e breve!

I dati più recenti, sia quelli degli osservatori statistici dell’INPS, sia quelli dell’osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, confermano il trend di crescita di occupazione precaria: guardando il flusso delle assunzioni del 2023 il 79% delle nuove assunzioni è risultato precario (a tempo determinato o in somministrazione) e lo stesso dato è osservabile nel 1° trimestre del 2024 (78%).

“Come emerge chiaramente dai dati elaborati dal nostro Centro Studi del Mercato del Lavoro – sottolinea Anna Poggio, segreteria Cgil Piemonte - la crescita dell’occupazione in Piemonte è prevalentemente precaria, sia come forma contrattuale che per orario e salario. Non condivido i toni “trionfalistici” che ho letto su articoli usciti nelle scorse settimane pronunciati dall’Assessora al Lavoro, nonché Vicepresidente della Regione, in particolare con riferimento anche all’occupazione femminile che continua ad essere la più precaria e con la retribuzione più bassa. Riterrei utile una analisi più critica sulle politiche attive sul lavoro messe in atto in rapporto al risultato totalmente insufficiente, a maggior ragione se si considera che il tasso di occupazione si basa su una popolazione in decrescita, sempre più anziana e con contratti sempre più brevi”.

Non solo, guardando ai dati del primo trimestre 2024, più di 1/3 delle assunzioni a tempo determinato è anche part-time, mentre per quanto riguarda le nuove assunzioni in somministrazione sono part-time quasi la metà.

Cresce l’occupazione femminile? Ma che tipo di occupazione? Delle nuove assunzioni femminili a tempo determinato oltre la metà sono part-time (16mila ca su 28mila), mentre per gli uomini si tratta di ¼ dei nuovi contratti. Anche nei nuovi contratti a tempo indeterminato si osserva una netta differenza di genere: il 40% dei contratti delle donne è part-time, per gli uomini la percentuale scende al 15%. Quindi si conferma una maggiore precarietà femminile e molto probabilmente alte percentuali di part-time involontario. Inoltre, le donne sono maggiormente assunte in quei settori che prevedono salari più bassi: servizi e assistenza sanitaria e sociale, ristorazione, amministrazione pubblica e istruzione.

Infine, si conferma l’utilizzo sempre crescente di ammortizzatori socialiLa cassa integrazione in Piemonte, nel primo semestre 2024, risulta in crescita del +43,9 % rispetto allo stesso periodo del 2023.