Sette anni per aspettare il proprio TFS, il Trattamento di Fine Servizio (alias TFR). È quanto accade a molti pubblici dipendenti, gravemente discriminati rispetto ai privati e destinatari di una grave ingiustizia sociale, che riguarda specialmente chi raggiunge la pensione di vecchiaia o il limite ordinamentale per la permanenza al lavoro. A dirlo è la sentenza n. 130 del 2023 della Corte Costituzionale che ha dichiarato la trattenuta del TFS/TFR in contrasto con il principio della giusta retribuzione sancito dall’art.36 della Costituzione, soprattutto in un periodo di alta inflazione come quello che abbiamo vissuto nell’ultimo biennio, in cui il differimento e la dilazione del pagamento del TFS/TFR sta determinando un’erosione del potere d’acquisto delle liquidazioni.

Anche per queste ragioni, è stato votato all’unanimità, lo scorso 28 agosto, dal Comitato Provinciale INPS – composto da Organizzazioni sindacali, Associazioni datoriali e  rappresentanti dell’Ispettorato del lavoro e dell’Agenzia delle entrate – l’Ordine del Giorno presentato dalla CGIL Vercelli Valsesia in cui si sollecitano tempi più congrui per i pagamenti del Trattamento Fine Servizio a questa categoria di dipendenti. Un dato importante per un’azione che la CGIL sta presentando, in analoghi contesti, anche nelle altre province piemontesi. Oggi, nonostante le diverse proposte di legge avanzate da tutte le forze politiche, non si è ancora adottato alcun provvedimento per risolvere la situazione: peraltro le forme di anticipo portate avanti in questi anni, prima con il decreto 4/2019 (con l’anticipo della liquidazione attraverso le banche, di fatto insostenibile per l’elevato tasso applicato) e poi dall’INPS attraverso il Fondo credito (che ha potuto dare una copertura solo per 4.200 richieste quindi assolutamente limitata e parziale) non hanno risolto la discriminazione a monte.

Con l’Ordine del Giorno presentato all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale e alla Direzione Regionale Piemonte, la CGIL chiede di elaborare, con urgenza, un progetto speciale per contrarre i tempi di erogazione dei trattamenti di fine servizio e fine rapporto, adottando ogni iniziativa utile. Infine, al legislatore la CGIL chiede l’adozione di un intervento risolutivo che modifichi le norme attuali, in ottemperanza delle indicazioni date dalla Corte Costituzionale.

Un atto dovuto che andrebbe ad eliminare una discriminazione e una ingiustizia sociale che perdura nel tempo e che va significato a favore dei dipendenti del pubblico impiego, erogatori di servizi (anche) essenziali per tutti i cittadini.