Il dato è drammatico, ma dalla Regione mancano le risposte: il rapporto Gimbe che fotografa la situazione della sanità in Italia, regione per regione, ha poco da far sperare per il nostro Piemonte. Arrivano infatti conferme spaventose di un quadro che come CGIL denunciamo già da inizio 2023, periodo nel quale si era costituito il Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure e in cui avevamo iniziato un percorso pubblico di raccolta dati e denuncia nei confronti delle istituzioni competenti, al fine di rendere la cittadinanza consapevole della situazione globale.

In primis, il rapporto Gimbe ci attesta al sesto posto fra le regioni per qualità delle prestazioni offerte. I problemi li conosciamo, ma sembrano ancora non esseere una priorità per questo governo regionale: la carenza dei medici di medicina generale e, ancora peggio, quella dei pediatri di libera scelta, dove il Piemonte risulta la peggiore per numero medio di assistiti, con 1.108 a fronte di un tetto teorico massimo di 880 e di una media nazionale di 898. In particolare, il Piemonte emerge al primo posto come peggiore realtà del Nord sul dato che vede le persone abbandonare l'accesso alle cure: l’8,8% dei nuclei familiari, quasi uno su dieci, non accede ai servizi, al fronte di una media nazionale che oscilla (in maniera comunque molto preoccupante) attorno al 7,6%. Non solo: il rapporto ci restituisce anche una situazione catastrofica per ciò che riguarda l'applicazione del Pnrr in materia dei progetti di edilizia sanitaria da attivare entro il 2026: su questo il Piemonte è ancora a 0 per quanto riguarda i 27 ospedali di comunità previsti; un quadro che riguarda in maniera identica altre 10 regioni in tutt'Italia, e che va a costituire un peso ulteriore su un quadro già inaccettabile. 

Nel frattempo però sembra essere tutto fermo al Grattacielo della Regione Piemonte, nonostante i lunghi viaggi del nuovo assessore con delega alla sanità Federico Riboldi dovrebbero far sperare in tutt'altro: un fitto calendario di partecipazioni a conferenze, eventi, incontri a tema sanità, che però non sembrano tramutarsi in un lavoro concreto. Eppure è sempre più evidente: il tempo è scaduto, e ci sta rincorrendo. Quello che ci rimane è soltanto il tempo per agire.