Il 24 luglio scorso la Corte d’Appello di Torino si è espressa in maniera positiva riguardo al caso di sfruttamento lavorativo di un lavoratore agricolo di Mombarcaro, provincia di Cuneo. L’azienda, per la quale il lavoratore ha prestato servizio per sei anni e mezzo (da fine 2011 a inizio 2018) è ora chiamata a risarcirlo per quasi 50 mila euro. Il caso, seguito dalla Cgil di Mondovì, riguarda alcune difformità molto gravi tra il contratto siglato e le reali condizioni lavorative: “L’operatore – ha denunciato il sindacato in una nota – era stato inquadrato con orario di lavoro di 39 ore settimanali, ma era invece costretto a lavorare 58 ore su sette giorni. Oltre sei anni di condizioni lavorative inaccettabili, specialmente se si pensa che il lavoratore operava sette giorni su sette, incluse quattro ore di domenica”.
“Una sentenza importante che dimostra come il coraggio di denunciare ogni forma di sfruttamento, dal lavoro grigio al lavoro nero all’intermediazione di manodopera in un settore come quello agricolo e quello vitivinicolo, paga. Ciò che è emerso rappresenta le tante situazioni che la Flai Cgil di Cuneo continua a denunciare e sulle quali è importante apportare interventi e controlli più diffusi per sradicare il fenomeno”, dichiara Loredana Sasia, segretaria generale della federazione dell’agroindustria di Cuneo.
Per Denis Vayr, segretario generale della Flai Cgil Piemonte, “è una vittoria epocale quella espressa dalla Corte d’Appello di Torino, frutto dell’impegno minuzioso della Camera del Lavoro di Mondovì e del legale Alberto Manfredi: la sentenza crea un precedente storico, specialmente dopo gli ultimi spaventosi fatti di cronaca di quest’estate che hanno riguardato il territorio cuneese. Più in generale ci auguriamo che possa diventare un esempio virtuoso per tutto il lavoro agricolo, perché sono ancora troppi i casi di mancato pagamento delle ore effettivamente svolte, a fronte delle condizioni di estrema fatica e sofferenza”.